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Errori nell’alimentazione: conseguenze

OBESITÀ

L'obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute.

L'Organizzazione mondiale della sanità definisce l'obesità attraverso l'indice di massa corporea (o BMI), un dato biometrico che mette a confronto peso e altezza (BMI= peso (kg)/hxh(in m) : sono considerati obesi i soggetti con BMI maggiore di 30 kg/m2, mentre gli individui con IMC compreso fra 25 e 30 kg/m2 sono ritenuti in sovrappeso.

In Italia, (dati raccolti 2010) il 32% degli adulti risulta in sovrappeso, mentre l’11% è obeso.

L’obesità comporta molti effetti sulla salute. I soggetti obesi sono infatti a maggior rischio per:

il diabete, la dislipidemia (alti livelli di colesterolo e trigliceridi), malattie cardiovascolari come l'ictus e l'infarto, malattie respiratorie (quali le apnee notturne), problemi a carico delle articolazioni (dolori causati da artrosi alle ginocchia, alle anche e alla schiena), infertilità, disturbi della sfera sessuale, predisposizione allo sviluppo di malattie dell'apparato digerente, disturbi dell'umore. Inoltre l’obesità aumenta il rischio di sviluppo di alcuni tumori quali ad esempio il tumore endometriale (un tipo di tumore dell'utero), il tumore colorettale, della colecisti (cistifellea) e della mammella.
Se consideriamo le patologie e i rischi per la salute che si associano all'obesità, appare chiaro che l'obesità è un importante fattore di mortalità. In Europa circa il 7,7% di tutte le cause di morte sono riconducibili all’eccesso di peso.

cause 
- fattori genetici: ci sono predisposizioni genetiche che influiscono sulla regolazione dell’appetito e sulla capacità di mantenere basso il peso;
- fattori socio-ambientali e sedentarietà: la causa più frequente dell'obesità e del sovrappeso è uno squilibrio energetico fra le calorie introdotte con l'alimentazione e quelle consumate; in genere si associa un aumento dell'introduzione di cibi calorici ricchi di grassi e zuccheri ed una riduzione dell'attività fisica in parte legata alla sempre maggiore sedentarietà
- fattori psicologici: spesso esistono forme patologiche di iperalimentazione che possono essere favorite da stress o da disturbi dell'emotività,
DIABETE

è una patologia caratterizzata da un'elevata concentrazione di glucosio nel sangue (iperglicemia). l’iperglicemia è patologica quando la glicemia a digiuno supera i 125 mg/dl e due ore dopo il pasto i 200 mg/dl. L’iperglicemia è il vero problema del diabete. Ripetute e lunghe iperglicemie rovinano, per così dire, dall’interno numerosi organi, prima di tutto le arterie e i capillari, favorendo la comparsa delle complicanze.

1. Danni ai nervi (Neuropatie): portano a insensibilità, qualche volta dolore e debolezza nelle mani, nelle braccia, nelle gambe e nei piedi. Le neuropatie possono anche avere effetti sul sistema digerente, sul cuore e sugli organi sessuali.

2. Danni ai vasi sanguigni più grandi (Disturbi macrovascolari): Un alto livello di glucosio indurisce le arterie (arteriosclerosi), e questo può portare a un attacco di cuore, all’ictus o a problemi di circolazione nei piedi. I disturbi legati al cuore sono le prime cause di morte legate al diabete. Gli adulti con diabete hanno tassi di morte legati al cuore da 2 a 4 volte superiori rispetto a coloro che non l’hanno. Anche il rischio di ictus è superiore di 2 a 4 volte.

3. Danni ai vasi sanguigni più piccoli come i capillari (Disturbi microvascolari): un alto livello di glucosio nel sangue ispessisce le pareti capillari, rende il sangue più denso e può causare delle crepe nei vasi sanguigni più piccoli. Questi effetti, insieme, possono ridurre la circolazione del sangue verso la pelle, le braccia, le gambe e i piedi. Possono anche avere effetti sugli occhi, sui denti e sui reni. Il diabete può portare a gravi problemi agli occhi

Cause: ci sono due tipi di diabete mellito, tipo 1 e tipo 2, con cause diverse.

Diabete di tipo 1: è una malattia autoimmune (il sistema di difesa del corpo attacca per errore le cellule del pancreas, distruggendole. Colpisce bambini e giovani. Ha una base genetica, ma viene innescato da una malattia virale che fa partire questa reazione autodistruttiva. I pazienti devono introdurre insulina giornalmente. 

Diabete di tipo 2: costituisce il 90% dei casi di diabete. Compare di solito dopo i 40 anni, ma sta diventando sempre più precoce. Alimentazione troppo ricca, obesità e sedentarietà attivano il diabete di tipo 2 in soggetti geneticamente predisposti. Nel diabete di tipo 2 il problema principale è l’insulino-resistenza, cioè la mancata risposta degli organi ai segnali inviati dall’insulina. Le cellule del pancreas sono quindi stimolate ad alzare la produzione di insulina, fino ad arrivare a rovinarsi.

PRESSIONE ALTA (IPERTENSIONE)

L'ipertensione o ipertensione arteriosa, è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie risulta elevata. Ciò comporta un aumento di lavoro per il cuore. La pressione arteriosa è riassunta da due misure, che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae (sistole) e si rilassa (diastole) tra un battito e l'altro. Viene considerata un'ipertensione se vi è una pressione frequentemente pari o superiore ai 140/90 mmHg.

Perché la pressione alta è pericolosa?
A livello del CUORE un'elevata pressione arteriosa può provocare un ispessimento delle pareti cardiache sino a giungere ad una condizione di ischemia cardiaca (mancanza di ossigeno al cuore). Tale condizione si manifesta inizialmente con spossatezza e mancanza di respiro durante la notte oppure durante sforzi fisici.
Non solo il cuore ma anche L'INTERO APPARATO CARDIOVASCOLARE può subire seri danni. In particolare i vasi a causa dell'elevata pressione sulle pareti interne, subiscono delle microlesioni sulle quali si depositano facilmente grassi (placche arteriosclerotiche). Di conseguenza il calibro dei vasi si riduce, lo strato muscolare si ispessisce, l'elasticità diminuisce ed aumenta la fragilità. Tale debolezza, associata all'elevata pressione del sangue, favorisce la rottura dei vasi che, a seconda delle strutture irrorate, possono provocare danni molto seri: ad esempio nei reni o nel cervello (rottura di vasi sanguigni nel cervello = ictus).

DISLIPIDEMIA

La dislipidemia è una condizione clinica nella quale sono presenti nel sangue elevate concentrazioni di lipidi: colesterolo, trigliceridi, fosfolipidi.

La manifestazione principale della dislipidemie è l'aterosclerosi, soprattutto quando è alto il colesterolo.

Un’altra conseguenza degli alti livelli di grassi nel sangue è la steatosi del fegato (fegato grasso)

colesterolo

Il colesterolo è un lipide con diverse funzioni ESSENZIALI:

·         è un componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità;

·         è il precursore della vitamina D, dei sali biliari e degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili (testosterone, progesterone, estradiolo, cortisolo ecc.).

l'ipercolesterolemia favorisce la formazione di depositi collosi (chiamati placche) sulle pareti interne delle arterie. Tali placche possono diminuire il flusso ematico fino ad interromperlo, o rompersi con formazione di un trombo (coagulo interno al sistema circolatorio) spesso causa di infarto cardiaco improvviso (morte del tessuto muscolare cardiaco per assenza di ossigeno)
come misurare il colesterolo:

Nel sangue il colesterolo è trasportato da alcune proteine con funzione diversa, che si possono misurare con le analisi:

Le LDL trasportano il colesterolo dal fegato alla periferia, promuovendo, così, il suo deposito sulle pareti dei principali vasi arteriosi (=colesterolo “cattivo”). Le HDL, al contrario, veicolano il colesterolo dalla periferia del corpo al fegato, agendo come una sorta di spazzino capace di ripulire le arterie dai depositi di colesterolo (=colesterolo “buono”).

I livelli di colesterolo totale dovrebbero essere inferiori a 190; i livelli di LDL dovrebbero essere inferiori a 100 mg/dl. I livelli di HDL (buono) desiderabili sono superiori a 40 per l’uomo e 45 per la donna. Il rapporto LDL/HDL dovrebbe essere comunque inferiore a 4

Oltre all'apporto di colesterolo, anche gli eccessi calorici e l'elevata assunzione di acidi grassi saturi ed idrogenati contribuisce ad aumentare la colesterolemia, mentre una dieta equilibrata, povera di zuccheri, a basso tenore di grassi saturi e ricca di quelli insaturi, aiuta ad abbassare i livelli plasmatici di colesterolo ed il rischio cardiovascolare. Anche il diabete si accompagna ad ipercolesterolemia, dal momento che la malattia - specie quando non viene adeguatamente trattata - aumenta la mobilizzazione dei lipidi.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Le malattie cardiovascolari sono un gruppo di patologie a carico del cuore e/o dei vasi sanguigni.

L'arteriosclerosi è un indurimento tissutale, (o sclerosi), della parete arteriosa: un tipo di indurimento delle arterie è l’ATEROSCLEROSI.

L'aterosclerosi è un particolare tipo di arteriosclerosi in cui il danno è causato dalla formazione di placche all’interno del vaso. Queste placche sono formate da grasso, sopra cui si forma una cappa fibrosa (tipo cicatrice). Le placche, nelle fasi avanzate, possono restringere (stenosi) il lume arterioso oppure ulcerarsi e complicarsi con una trombosi (distacco di un grumo), che può portare a una occlusione, spesso improvvisa, dell'arteria. Le arterie inoltre risultano cronicamente infiammate. Le cause sono: fumo, ipercolesterolemia, diabete mellito, ipertensione, obesità.

Conseguenze possibili: ischemia e infarto

ischemia: diminuzione o interruzione dell'apporto di sangue in un determinato distretto corporeo;
I tessuti colpiti da ischemia si trovano in una situazione caratterizzata da:

·         ridotto apporto di ossigeno (ipossia, anossia)

·         ridotta disponibilità di nutrienti

·         ridotta eliminazione delle sostanze di rifiuto

infarto: l’infarto consiste nella necrosi - quindi alla morte - del tessuto muscolare cardiaco

Le ragioni per cui una regione più o meno estesa del cuore va incontro a necrosi sono diverse e tutte riconducibili all'insufficiente apporto di ossigeno alle cellule che la compongono.

Cause: Trombosi e Aterosclerosi

Nella maggior parte dei casi, l'infarto miocardico è dovuto alla trombosi di un grosso ramo coronarico, a causa di un processo aterosclerotico. (le coronarie sono vasi che portano il sangue al muscolo cardiaco: dalla loro integrità dipende il corretto afflusso di ossigeno e nutrienti al cuore).

FEGATO GRASSO

Il fegato, con i suoi 1500 grammi, è la ghiandola più grande del nostro organismo. Le sue funzioni sono molteplici ed in gran parte essenziali. Tra queste, un ruolo di primaria importanza è ricoperto dallo smistamento e dalla sintesi dei grassi.

L'eccesso di alimentazione è uno dei motivi del suo malfunzionamento perché impedisce al fegato di impegnarsi anche nella detossificazione dell'organismo, oltre che nella sintesi e nell'elaborazione dei nutrienti.

D'altra parte, un'alimentazione sana ed equilibrata, ricca di antiossidanti, lo aiuta a sbarazzarsi delle sostanze tossiche, come farmaci, alcol, patogeni, residui del metabolismo, cellule morte, diossina, caffeina e pesticidi, senza che gli epatociti (=cellule del fegato) subiscano danni importanti.

In particolari condizioni di sovraccarico funzionale, il metabolismo del fegato può andare in crisi favorendo l'accumulo di trigliceridi all'interno degli epatociti. Quando il contenuto lipidico del fegato supera il 5% del suo peso si parla di steatosi epatica (fegato grasso)

Fattori di rischio importanti per la steatosi epatica sono il diabete, l'obesità (soprattutto quella addominale), una dieta squilibrata, eccessivamente ricca di grassi, l'anemia e l'alcolismo.

Quando lavorano in queste condizioni le cellule del fegato possono andare in tilt per il troppo lavoro. Tale sovraccarico si traduce, a lungo andare, in una degenerazione cellulare che causa prima l'infiammazione e poi la morte degli epatociti.

DIPENDENZA DA CIBI RAFFINATI

I cibi molto lavorati hanno proprietà simili alle droghe (ad es dosi concentrate e velocità di assorbimento), dovute all’aggiunta di grassi e/o zuccheri raffinati e alla alta velocità con cui gli zuccheri raffinati sono assorbiti nel sistema, velocità definita dal carico glicemico.

I sintomi della dipendenza da cibo sono difficoltà a controllarsi nel consumo, anche se porta a effetti negativi e impossibilità a smettere o ridurre l’assunzione anche se si vorrebbe.

Ovviamente non tutti i cibi danno dipendenza: quelli che inducono risposte più potenti nel cervello sono quelli CONTEMPORANEAMENTE molto ricchi di zuccheri semplici e di grassi (è da notare che in natura i grassi e gli zuccheri semplici solitamente si trovano in cibi diversi) es torta, pizza, cioccolata….questi cibi, proprio perché arricchiti di zuccheri semplici, carboidrati raffinati (es farina bianca) e grassi, sono particolarmente gratificanti. Questi alti livelli di gratificazione collegati ai cibi raffinati, probabilmente sono responsabili della risposta di dipendenza biologica e psicologica che scatenano. Come nelle sostanze di abuso, più la sostanza è concentrata, più scatena potenzialmente comportamenti di abuso. Inoltre i cibi raffinati danno un picco di concentrazione di zuccheri nel sangue molto più rapido e alto rispetto ai cibi naturali (es frutta, noci, ecc), perché mancano le fibre, l’acqua e le proteine che nel cibo naturale rallentano l’assorbimento dello zucchero. Questo è molto importante perché c’è un collegamento tra livelli di glucosio e attivazione delle aree del cervello coinvolte nella dipendenza.

In particolare lo zucchero è responsabile di risposte comportamentali e neurologiche simili alle droghe, come tolleranza, astinenza (con ansia, battito dei denti, aggressività) , consumo “binge” (incontrollato).  I cibi più problematici (cioè che creano comportamenti di dipendenza) sono quelli con elevato carico glicemico e in seconda analisi quelli con alti livelli di grassi.

PICCO DI ZUCCHERI NEL SANGUE

L'apporto di zuccheri semplici non dovrebbe superare il 10-12 percento dell'energia giornaliera; in una dieta da 2500 Kcal, quindi, questi nutrienti non dovrebbero essere consumati in misura superiore ai 60 - 75 grammi al giorno. Gli zuccheri semplici sono in grado di elevare bruscamente la glicemia con affaticamento del pancreas. La veloce produzione di insulina, inoltre, fa calare bruscamente lo zucchero nel sangue, quindi viene fame molto presto e si tende a mangiare troppo. Inoltre i bruschi cambiamenti nella glicemia danno sonnolenza e difficoltà di concentrazione.

l'indice glicemico

L'indice glicemico è la velocità con la quale i carboidrati e gli altri nutrienti di un alimento vengono digeriti, assorbiti, eventualmente trasformati dal fegato, e riversati nuovamente nel sangue sotto forma di glucosio; in parole povere, all'indice glicemico corrisponde la velocità con la quale si alza la glicemia dopo un pasto.

Questa caratteristica dei cibi varia in base alla loro composizione chimica: in generale, gli alimenti a basso indice glicemico sono caratterizzati da: presenza di fibre viscose in dosi sostenute, alti quantitativi d'acqua, carboidrati di tipo complesso o monosaccaridi che necessitano la trasformazione epatica in glucosio (fruttosio e galattosio), presenza di lipidi, presenza di proteine poco denaturate (poco cotte).
Anche la porzione stessa del cibo introdotto ha un'importanza fondamentale poiché determina il "carico glicemico", ovvero la "quantità" complessiva di glucosio riversato nel torrente circolatorio.

carico glicemico = (Indice glicemico x g carboidrati) / 100